(documento approvato all’unanimità dall’assemblea dei soci INU Lazio del 4.11. 2011)
Il cosiddetto “piano casa” non è un piano ma una deroga generalizzata ai piani urbanistici dei Comuni, promossa centralisticamente dal Governo e dalla Regione. Nel derogare ai piani compromette anche le scelte di governo del territorio che competono ai Comuni.
Nella legislazione italiana la deroga è prevista solo per singoli progetti, il cui interesse pubblico sia stato riconosciuto dal Consiglio Comunale. La legge regionale identifica invece solo una casistica di interventi privati, la cui valutazione è affidata ai tecnici privati (con DIA) o agli uffici tecnici comunali. Nei casi previsti dalla legge non è rintracciabile altro interesse pubblico se non un ipotetico rilancio di attività economiche, già fallito con il primo piano casa 2009/2011 ed ora prorogato per altri 3 anni.
La legge è iniqua perché prevede incentivi volumetrici in percentuale rispetto agli edifici esistenti, a prescindere dalla loro coerenza con il piano, anche agli edifici nati abusivamente e condonati: chi ha costruito abusivamente più di quanto previsto dalle norme oggi è premiato, mentre chi non ha ancora costruito su un terreno edificabile – casomai in attesa del piano attuativo – non potrà fruire degli incentivi.
Gli incentivi urbanistici, erogati senza una valutazione di merito sul contesto urbano, aumenteranno il disordine urbano nella città dispersa e permetteranno la sostituzione a macchia di leopardo anche in quei tessuti urbani che hanno un pregio proprio nell’omogeneità tipologica, pur non essendo riconosciuti come insediamenti storici. La legge guarda alle case e non vede la città che è il vero patrimonio collettivo.
La legge dà la possibilità di riconvertire in abitazioni tutti gli edifici non residenziali, aumentandone il volume di un 30%, a condizione che il 30-35% sia riservato all’edilizia sociale. La riconversione degli edifici produttivi dismessi è stata spesso un motore della riqualificazione urbana: poiché la riconversione veniva ammessa solo da piani di competenza pubblica i Comuni hanno generalmente contrattato con la proprietà tali interventi ottenendo vantaggi ben maggiori per la collettività. La legge attribuisce alla proprietà il potere di variare il piano urbanistico, senza alcun controllo pubblico, vanificando le politiche pubbliche basate sulla concertazione pubblico/privato.
La riqualificazione della periferia romana si è basata principalmente sull’inserimento di attività e servizi nei quartieri dormitorio. Con il piano casa si premia invece la riconversione in residenze degli edifici non residenziali, disperdendo opportunità di recupero urbanistico e peggiorerà la qualità urbana delle nostre periferie.
La legge, attraverso gli interventi di riconversione, intenderebbe promuovere l’edilizia sociale ma non ne definisce le modalità di gestione (direttamente dei privati ovvero, del Comune), rinviando alla successiva stesura di regolamenti. Questo rinvio rende immediatamente efficaci solo i benefici privati della legge.
La legge infine affronta in maniera superficiale il tema delle dotazioni di standard, prescrivendo che in carenza delle urbanizzazioni secondarie si applicherà un contributo straordinario pari al 50% degli oneri di urbanizzazione. Poiché però le dotazioni di standard costituiscono urbanizzazione primaria per la quota del verde attrezzato e dei parcheggi pubblici, e poiché queste sono imprescindibili per realizzare gli interventi previsti dalla legge, i Comuni per attuare la legge regionale dovranno accertare l’esistenza di queste quote di standard per ogni intervento proposto. E’ evidente che l’inserimento di valutazioni urbanistiche nelle procedure edilizie costituisce un pesante aggravio dei procedimenti, incompatibile con i tempi previsti dalla legge, che alimenterà il contenzioso amministrativo.
In conclusione questa legge, utilizzando lo strumento della deroga ai piani urbanistici:
– costituisce una grave strappo nell’impianto giuridico italiano;
– comprime l’autonomia decisionale dei Comuni e compromette le loro politiche ordinarie;
– induce fenomeni incontrollati ed imprevedibili nei loro effetti sul territorio;
– aggrava i compiti di controllo degli uffici tecnici.
Pingback: Nuovo “Piano Casa” del Lazio, ci riguarda | carteinregola
Pingback: La notte del Piano Casa – una nuova maratona | carteinregola